Bari | Dopo l'ipotesi dell'avvocato trombetti di portare il caso davanti la corte suprema

L'udienza in Corte d'Appello tutta da rifare

Suad potrebbe essere ascoltata dai magistrati

La richiesta di revocare il fermo che costringe la 33enne saudita, perseguitata dal padre, a rimanere nella città del marito per 40 giorni fu rigettata. Ora la Corte potrebbe ascoltarla e decidere diversamente

La Corte d'Appello di Bologna
La Corte d'Appello di Bologna

BARI | L'udienza per valutare l'istanza di revoca della misura cautelare che la Corte d'Appello di Bologna aveva rigettato è tutta da rifare. Nella vicenda infinita di Suad, la donna saudita che per le pressioni del padre, potente avvocato di Riyadh, rischia l'estradizione e la pena di morte, l'avvocato che assiste la 33enne, Simone Trombetti del foro di Bologna, dopo il diniego della Corte aveva deciso il ricorso in Cassazione. La Corte avrebbe omesso di concedere un'udienza nella quale ascoltare la donna, che fu arrestata a Forlì dall'Interpol per «falso documentale», cioè per aver usato il passaporto di un'amica per fuggire dal Paese d'origine, l'Arabia Saudita, e da un sicuro matrimonio combinato (il padre aveva scelto per lei il marito). Proprio ieri (il 30 maggio, ndr) l'avvocato ha ripresentato nuovamente l’istanza, un documento di 22 pagine in cui si leggono storia e testimonianza del lungo calvario che la donna sposata con Renato, un dottore agronomo pugliese, non può dimenticare.

LA TESTIMONIANZA | «Per tutto il tempo che ho trascorso a Riyadh dopo essere stata rapita ─ si legge nella dichiarazione di Suad fatta alla Corte attraverso l'istanza ─ ho sofferto da parte di mio padre abusi verbali, fisici e psicologici e sono finita anche in ospedale a causa della mia depressione, mentre nel frattempo mio marito ha cominciato a inviare disperatamente e-mail a diverse organizzazioni per i diritti umani descrivendo la pericolosissima situazione che stavo vivendo e chiedendo disperatamente aiuto». La nuova udienza è stata fissata per il 18 giugno e lì, con ogni probabilità, sarà presente anche Suad, previa autorizzazione a lasciare temporaneamente la città del marito in cui è confinata. All'udienza sarà presente anche l'altro difensione, l'avvocato Enzo Princigalli, al quale Suad si rivolse già nel 2010, subito dopo l'arresto, raccontandogli delle minacce che il padre le procurava.

Fabiana fu uccisa dal fidanzatino a Corigliano Calabro
Fabiana fu uccisa dal fidanzatino a Corigliano Calabro

LA CONVENZIONE DI ISTANBUL | La storia di Suad è emblematica delle profonde contraddizioni che vive il nostro Paese. Proprio ieri la Camera dei deputati ha ratificato la Convenzione di Istanbul. Un documento che sancisce come la violenza sulle donne (in particolare la violenza domestica) siano una piaga del nostro tempo. Un provvedimento che arriva nelle ultime ore, proprio quando l'ennesimo episodio di violenza, in Calabria, ha portato la furia maschile a scagliarsi contro Fabiana, una giovanissima 16enne uccisa a coltellate dal fidanzatino a Corigliano Calabro, nel cosentino: uccisa e bruciata viva perché lei si sarebbe opposta ad avere con lui un rapporto sessuale. Il testo è ora al vaglio del Senato, e l'auspicio è che possa trovare altrettanta attenzione.

Il telegiornale di Stato in lingua araba, Saudi 1 News
Il telegiornale di Stato in lingua araba, Saudi 1 News

SUCCESSIONE AL TRONO | In Arabia Saudita, intanto, queste sono ore importanti, perché l'attuale sovrano regnante, Re Abdullah bin Abdulaziz, di 89 anni, secondo il quotidiano Asharq Al-Awsat, sarebbe in stato comatoso e irreversibile a seguito dell’ennesimo intervento, un'operazione della durata di 14 ore. Da Riyadh, invece, smentiscono che la notizia sia vera: qualche giorno fa il primo canale della Tv di Stato in lingua araba, Saudi 1, nel corso del telegiornale aveva mostrato immagini recenti e attuali che dimostravano il contrario. La successione del regno wahabita è da sempre oggetto d'attenzione da parte degli organi internazionali. In Arabia Saudita la successione non avviene di padre in figlio, ma di fratello in fratello. Finora, sono cinque i fratelli nati dal fondatore del regno, Abdulaziz ibn Saud, morto nel 1953, che sono diventati re. Un dibattito interno sulla successione si era aperto due anni fa, alla morte dell’erede ufficiale al trono, il principe Sultan bin Abdul Aziz al-Saud. Dapprima fu nominato il principe Nayef bin Abdul-Aziz al-Saud, di 78 anni, a sua volta recentemente scomparso, per lasciare il posto a Salman bin Abdulaziz, 77 anni, vice premier e ministro della Difesa, con sempre più evidenti segni di precaria salute (è colpito dall'Alzehimer).

Re Abdullah bin Abdulaziz, 89 anni, attuale sovrano regnante in Arabia
Re Abdullah bin Abdulaziz, 89 anni, attuale sovrano regnante in Arabia

«MOLESTATE LE DONNE ARABE» | Re Abdullah nel corso degli anni di governo nel suo regno aveva introdotto nuove possibilità per le donne saudite: le più importanti, probabilmente, la possibilità per una trentina di loro di accedere al consiglio della Shura, il parlamento saudita (che però non ha potere legislativo), l’opportunità per le donne di votare alle elezioni municipali (a partire dal 2015), e di accedere alle cariche pubbliche (ad esempio per esercitare il ruolo di avvocato). Ma la lodevole mentalità aperta del sovrano trova contrasto nell’opportunismo conservatore dei cittadini maschi, spesso contrari a concedere diritti alle donne.

Lo scrittore saudita Abdullah Mohammed Daoud in un appello ai suoi 98mila followers
Lo scrittore saudita Abdullah Mohammed Daoud in un appello ai suoi 98mila followers

Qualche ora fa, uno scrittore noto in Arabia Saudita, Abdullah Mohammed Daoud, ha incitato i suoi 98mila followers su Twitter, a molestare sessualmente le donne che lavorano alle casse dei centri commerciali. Secondo lui dovrebbero rimanere in casa per proteggere la loro castità invece che andare a lavorare in ambienti misti. Come si sa, in Arabia uomini e donne non sempre vivono a contatto fra di loro. Nei luoghi pubblici sovente accade che donne non sposate con uomini con cui passeggiano all’aperto o in luoghi aperti al pubblico siano fermate dalla Hay’a, la polizia religiosa, che chiede di giustificare la loro presenza accanto a un uomo non sposato. Ed è solo un esempio. «Per i wahabiti ─ racconta Suad nell’istanza di revoca al vaglio della Corte d’Appello ─ merito di essere uccisa per il solo fatto che mi sono sposata senza il permesso di mio padre, commettendo in questo modo adulterio».

Venerdì 31 maggio 2013