Il Calvario infinito della 33enne saudita che rischia l'estradizione e la pena di morte
Il Guardasigilli aveva chiesto il mantenimento della misura restrittiva, e i giudici della prima sezione penale si sono «adeguati» Dalla Farnesina arriva una nota di interessamento del ministro Emma Bonino, che però non dà risposte alla famiglia
BARI | La Corte d’Appello di Bologna ha rigettato la richiesta di revoca della misura cautelare in cui è ristretta dal 30 aprile scorso Suad, la 33enne nobile saudita, sposata con un italiano, che rischia di essere estradata e rimandata in Arabia Saudita su richiesta del padre, un potete avvocato di Riyadh, capitale dell’Arabia, molto vicino al Re, il quale mobilitò i servizi segreti sauditi e l’Interpol per farla tornare nel suo paese, e lì combinare un matrimonio con un altro uomo, anch’esso nobile nella stirpe. La vicenda è stata denunciata da Reteluna.it, che aveva ascoltato la famiglia, il marito Renato, un dottore agronomo della provincia di Bari, e la stessa Suad.
LA DECISIONE DELLA CORTE | Il provvedimento è firmato dal presidente della prima sezione penale, Daniela Magagnoli, e dai consiglieri Margherita Chiappelli e Michele Guernelli, i quali in camera di consiglio hanno ritenuto di non accogliere la richiesta di revoca della misura cautelare che costringe Suad a rimanere 40 giorni nella città del marito (a decorrere dal giorno di convalida dell’arresto, il 30 aprile, dunque fino al 9 giugno). In realtà, come spiega l’avvocato Simone Trombetti del foro di Bologna che l’assiste nel procedimento giudiziario (la donna fu arrestata a Forlì, in Emilia-Romagna), il provvedimento della Corte d’Appello «tecnicamente non è un rigetto dovuto al fatto che la Corte ritenga di non aderire alla nostra prospettazione, ma perché ritiene che allo stato dei fatti non possa entrare nel merito della questione, finché non glielo permetta il ministero (della Giustizia, ndr)». Nell’ordinanza di mantenimento della misura cautelare si legge che «mentre da parte della difesa si assume (…) che il ministero della Giustizia troverà una soluzione positiva per Suad, allo stato a questa Corte è pervenuta dallo stesso ministero solo una richiesta di mantenimento della misura cautelare in atto».
RISERBO NEL DIFFONDERE LE GENERALITÀ | Da parte di Suad e Renato, in un primo momento, ci fu molto riserbo nel diffondere le proprie generalità. La donna fu rapita in Egitto e riportata a Riyadh, dove ad aspettarla c’era il padre e un funzionario dei servizi segreti sauditi. Fu quest’ultimo a ritirarle il passaporto per riconsegnarlo al padre. Riserbo comprensibile (il sequestro potrebbe ripetersi), che si è fatto via via sempre meno stringente. Il ministero della Giustizia aveva reso noto che si sarebbe adoperato per una risoluzione «in tempi rapidi». Si attende ancora, tuttavia, una risposta all’interrogazione parlamentare presentata da cinque deputati del Pd (con a capo l’onorevole Colomba Mongiello) che l’aveva formulata sottolineando la gravità della situazione.
Il ministro degli Esteri, la radicale Emma Bonino, che nel frattempo si è messa in contatto con la famiglia, ha spiegato di «seguire personalmente il caso», d’intesa con il Guardasigilli Cancellieri. E rivolgendosi a Suad ha detto che lo seguirà «con incessante impegno e con tutta l’attenzione che merita». Ma l’augurio «che la vicenda possa risolversi positivamente» non rassicura i due coniugi, che festeggeranno in casa (il 29 maggio) il secondo anniversario di matrimonio.
Allo stesso modo, l’ambasciata britannica a Roma ha riferito che «il ministero di Londra è informato sui fatti, ma in questa fase il caso è di pertinenza delle autorità italiane»: pertanto, attendono di essere informati sulla sua evoluzione.
UN EPISODIO ANALOGO | Che le donne siano date in spose a mariti scelti dai padri è usanza in tutto il medioriente. Nell’ultimo rapporto di Amnesty International presentato pochi giorni fa, gli osservatori dell’associazione non governativa per i diritti umani denunciano come le donne saudite incontrino discriminazioni nella legge e nella prassi e non siano «adeguatamente tutelate contro la violenza domestica e la violenza di genere». I matrimoni combinati continuano ad essere molto diffusi. Ne è stata vittima anche una sorella di Suad, la quale, durante la luna di miele in Canada col marito prescelto, preferì denunciarlo e chiedere asilo allo stato americano.
DALLA CONVALIDA DEL FERMO ALL’ESTRADIZIONE | Dal 26 aprile Suad è in stato di arresto. Di fatto è stata in carcere quattro giorni prima di essere confinata nella città del marito, il 30 aprile, giorno in cui è stata inviata la comunicazione di convalida del fermo all’autorità politica saudita per via dell’ambasciata. Non vivendo più in Arabia Saudita, qualora le autorità italiane dovessero rigettare un’eventuale richiesta di estradizione (le fu contestato il «falso documentale», reato inesistente nella legislazione italiana) non potrà vedersi contestare due volte lo stesso reato, tantomeno dopo i 40 giorni di confino, a seguito dei quali da Riyadh si dovrà cominciare una nuova procedura partendo da zero. L’iter prevede che il ministero degli Esteri comunichi la richiesta al ministero della Giustizia, che a sua volta la gira alla Procura generale, dalla quale, assicurano, al momento non si è fatto sentire nessuno.
Lunedì 27 maggio 2013